Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


Pagina 72 di 109       

%


     Come vedi mi si apparecchiano anni felicissimi per la vecchiaia se la providenza non mi chiama a tempo alla seconda vita. Ritorneremo al salire e scendere per le altrui scale; e sia pure pel meglio!
     Scrivimi spesso che le tue lettere suppliscono alla privazione della tua dolcissima conversazione. Ricordami al Babbo ed alla mamma ed a' fratelli.
     Addio.
     20 giugno 1968
     Tutto tuo per la vita
     Paolo


     LXI

     Mia carissima Giannina
     Rispondo tardi alla tua ultima perché fino a ieri dal 15 spirante in poi occupatissimo da mane a sera negli esami liceali da esaminatore e da commissario nella 6.a Sede.
     Io voleva giungere in Firenze inaspettatamente e avea già fatta qualche spesa pel viaggio quando la solita gotta mi mise sull'avviso della possibilità di rimaner per via inchiodato in qualche albergo a cantar le litanie. E' la seconda volta che la mi fa questo bello scherzo. Pare una fatalità la mia non poter passare il Garigliano! Ma che vale con la fata dar di cozzo? (66)
     Alla Gigiolina reduce dall'aver visto molti uomini e molte cose in lontani paesi una stretta di mano e mille saluti.
     E tu che pensi di fare? andrai a Padova? Scrivimi tutto ed amami e comandami e salutami i tuoi e Villari e Vannucci.
     Credimi per la vita
     31 ottobre 68
     il tuissimo amico
     Paolo E. Tulelli


     LXII (67)

     Cara Giannina
     Due righi di risposta alla carissima tua de' 23 spirante la quale m'è riuscita di conforto nella consueta mia indisposizione gottosa che m'à felicitato a questi giorni festivi e tuttavia mi afflige benché più lievemente. Accolgo i tuoi auguri e spero di restituirteli di persona come oggi te li mando per lettera unitamente alla famiglia che ossequio carissimamente.

(66) Nel senso di opporsi al destino. L'espressione si richiama al verso de La Divina Commedia di Dante Alighieri: “Che giova nelle fata dar di cozzo?” (Inferno IX 97) vale a dire: “Dar di cozzo cioè contrastare e volere impedire le fata” (Dizionario della lingua italiana Accademia della Crusca Padova 1827)

(67) Contiene lettera a Gigina Milli: «Cara Gigiolina. Anco una parola per te. Hai ragione a rimproverarmi; sono un cattivo arnese infingardo e annoiato... ma sappi che tu sempre mi sei e sarai la carissima e amicissima e buonissima Gigiolina. Permettimi che imprima di lontano un bacio sul letterato tuo fronte che da vicino forse non l'avrei benché mi sia vecchio e sfinito. tuo aff.mo Paolo».