Come vedi
mi si apparecchiano anni felicissimi per la vecchiaia
se la providenza non mi chiama a tempo alla seconda vita. Ritorneremo al salire e scendere per le altrui scale; e sia pure pel meglio!
Scrivimi spesso che le tue lettere suppliscono alla privazione della tua dolcissima conversazione. Ricordami al Babbo ed alla mamma ed a' fratelli.
Addio.
20 giugno 1968
Tutto tuo per la vita
Paolo
LXI
Mia carissima Giannina
Rispondo tardi alla tua ultima
perché fino a ieri dal 15 spirante in poi occupatissimo da mane a sera negli esami liceali da esaminatore e da commissario nella 6.a Sede.
Io voleva giungere in Firenze inaspettatamente
e avea già fatta qualche spesa pel viaggio
quando la solita gotta mi mise sull'avviso della possibilità di rimaner per via inchiodato in qualche albergo a cantar le litanie. E' la seconda volta che la mi fa questo bello scherzo. Pare una fatalità la mia non poter passare il Garigliano! Ma che vale con la fata dar di cozzo? (66)
Alla Gigiolina reduce dall'aver visto molti uomini e molte cose in lontani paesi
una stretta di mano e mille saluti.
E tu che pensi di fare? andrai a Padova? Scrivimi tutto ed amami e comandami e salutami i tuoi e Villari e Vannucci.
Credimi per la vita
31 ottobre 68
il tuissimo amico
Paolo E. Tulelli
LXII (67)
Cara Giannina
Due righi di risposta alla carissima tua de' 23 spirante la quale m'è riuscita di conforto nella consueta mia indisposizione gottosa
che m'à felicitato a questi giorni festivi e tuttavia mi afflige benché più lievemente. Accolgo i tuoi auguri e spero di restituirteli di persona
come oggi te li mando per lettera unitamente alla famiglia che ossequio carissimamente.
(66)
Nel senso di opporsi al destino. L'espressione si richiama al verso de La Divina Commedia di Dante Alighieri: “Che giova nelle fata dar di cozzo?”
(Inferno IX
97)
vale a dire: “Dar di cozzo
cioè contrastare e volere impedire le
fata” (Dizionario della lingua italiana
Accademia della Crusca
Padova
1827)
(67)
Contiene lettera a Gigina Milli: «Cara Gigiolina. Anco una parola per te. Hai ragione a rimproverarmi; sono un cattivo arnese
infingardo e annoiato... ma sappi
che tu sempre mi sei e sarai la carissima e amicissima e buonissima Gigiolina.
Permettimi che imprima di lontano un bacio sul letterato tuo fronte
che da vicino forse non l'avrei
benché mi sia vecchio e sfinito. tuo aff.mo Paolo».
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