Mi spiace apprendere il fastidio che ti apporta l'umido ed il fango delle piovvigioni. Qui abbiamo la tiepida aura d'aprile
la quale però
sendo fuori stagione
non lascia di produrre reumatismi e che so io. Bisogna prendere il tempo come viene!
Addio mia buona e cara amica. Sarò più lungo in altra mia
stando meglio come spero tanto. Intanto credimi per l'invariabile
30 dicembre 1868
tuo affezionato amico
Paolo
LXIII
Carissima Giannina
La buona Pasqua col Babbo con la mamma e la Gigina e il fratello.
Come stai e come stà la Gigina e che fate? E' un pezzo che non mi scrivi e non mi dai tue notizie e de' tuoi. Io però ò avuto sempre nuove di te e buonissime. Fra l'altro mi si dice che ti sei fatta pingue e tumida come una matrona romana. E' egli vero? Mi rallegro di ciò
segno che la pace dell'anima irraggia nel tuo organismo ed acqueta l'antica tua irritabilità nervosa. Bene
benissimo. E la poesia tace? Non vorrei che deste la volta alle muse
che son pur quelle che t'abbellano la vita.
Io mi son reso stecchito e barbogi
come un vecchio
prima degli anni miei; ma nel pensiero e nell'umore mi sento un giovine. E' un miracolo questo
di che ne ringrazio Dio.
Scrivi e dimmi moltissime cose da compensare il lungo silenzio. Gli amici di qui ti salutano caramente
massime il Florio ed il Paladini. Io ti stringo la mano affettuosamente come fo con la mamma
il Babbo
il fratello: alla Gigiolina un bacio su la fronte ed una tiratina d'orecchio. Addio
26 marzo 1869
dev.mo aff.mo servo
Paolo Emilio Tulelli
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