Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Mi spiace apprendere il fastidio che ti apporta l'umido ed il fango delle piovvigioni. Qui abbiamo la tiepida aura d'aprile la quale però sendo fuori stagione non lascia di produrre reumatismi e che so io. Bisogna prendere il tempo come viene!
     Addio mia buona e cara amica. Sarò più lungo in altra mia stando meglio come spero tanto. Intanto credimi per l'invariabile
     30 dicembre 1868
     tuo affezionato amico
     Paolo


     LXIII

     Carissima Giannina
     La buona Pasqua col Babbo con la mamma e la Gigina e il fratello.
     Come stai e come stà la Gigina e che fate? E' un pezzo che non mi scrivi e non mi dai tue notizie e de' tuoi. Io però ò avuto sempre nuove di te e buonissime. Fra l'altro mi si dice che ti sei fatta pingue e tumida come una matrona romana. E' egli vero? Mi rallegro di ciò segno che la pace dell'anima irraggia nel tuo organismo ed acqueta l'antica tua irritabilità nervosa. Bene benissimo. E la poesia tace? Non vorrei che deste la volta alle muse che son pur quelle che t'abbellano la vita.
     Io mi son reso stecchito e barbogi come un vecchio prima degli anni miei; ma nel pensiero e nell'umore mi sento un giovine. E' un miracolo questo di che ne ringrazio Dio.
     Scrivi e dimmi moltissime cose da compensare il lungo silenzio. Gli amici di qui ti salutano caramente massime il Florio ed il Paladini. Io ti stringo la mano affettuosamente come fo con la mamma il Babbo il fratello: alla Gigiolina un bacio su la fronte ed una tiratina d'orecchio. Addio
     26 marzo 1869
     dev.mo aff.mo servo
     Paolo Emilio Tulelli