Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     A scriverti questi righi ci ho messo più ore ed interrottamente tanto sono spossato e debole. Riavendomi scriverò e più a lungo.
     La entrata dell'Italia in Roma (72) e l'elezione di Amedeo a Re di Spagna non sarebbero due temi nobilissimi per la tua musa? Pensaci e scrivi posatamente...
     Godo in sintire tutti voi altri bene. Tante cose care alla piccola sorella alla mamma al Babbo ed al fratello. A te un saluto di cuore ed una stretta di mano fortissima. Addio
     12 dicembre 1870
     dev.mo amico
     Paolo Emilio Tulelli


     LXVII

     Cara Giannina. Grazie dell'affettuosa cura mostratami per la mia malattia. Martorelli è venuto in tuo nome a trovarmi e l'ho pregato che t'avesse ragguagliato minutamente della mia lunga e penosa infermità. Sono in convalescenza ma questa è così lenta e così contrariata dal rigido inverno che non m'ha permesso ancora d'alzarmi di letto e di riprendere le forze [...].
     Confiteor ma letta questa confessione che fo a te sola (e poi lacera questa lettera in cui l'ho fatto) non ci pensar più. Da questo vedi che forse la malattia fisica mi ha imbecillito la mente ed il carattere. Poveri Dei! diceva un nostro amico comune. Basta ecco la mia debolezza. Senza che l'avessi neppur pensato il fu Ministro G. Manna anni sono fece sua sponte che io fossi nominato cavaliere de' soliti santi. Questa onorificenza a dir vero non lusingò molto il mio amor proprio. Ma creata la croce della Corona d'Italia destinata a rimeritare coloro che in qualche modo han contribuito alla grande causa della libertà e dell'unità della Patria credimi che io naturalmente e non per deliberata riflessione ho sentito il pungolo del desiderio d'esserne insignito; perché io credo che anch'io ho fatto qualche cosa pel mio paese.

(72) Con la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 venne decretata l'annessione di Roma al Regno d'Italia e la fine del potere temporale del papato.