Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Ed in questo frattempo cosa hai fatto di bello in poesia? di che cosa occupi il tuo spirito irrequieto ed in quale oggetto posa il tuo cuore? Sarebbero domande indiscrete se venissero fatte a te da altri e non da me cui hai rivelato sempre i più reconditi misteri dell'animo tuo. Loquere domina quia audit servus tuus (76).
     Parlami della tua mamma del tuo Babbo e della Gigina cui veramente non dovrebbe nomarsi con un diminutivo ora ch'è fatta grande di persona e di spirito e nutrita di scienza e di lettera e che con le quattro lingue che parla s'è quadruplicata in quattro persone di quattro nazionalità diverse. La bacio di lontano la dotta fronte e tutto me le offro e raccomando. Approposito! quando mi atterrà la promessa di mandarmi qualche sua produzione stampata?
     E quest'anno avremo altra tua peregrinazione ispettiva? Muoviti e vieni e spandi la luce che t'irradia l'anima sopra coloro che siedono nelle tenebre esteriori.
     Alla perdita irreparabile di mia madre accaduta dieci mesi fa s'è aggiunta la morte d'una mia sorella carissima due mesi scorsi lasciando numerosa figliuolanza. Ora che sono in sullo scorcio doloroso della vita mi si accavallano i dispiaceri e mi rendono più intenso il fastidio dell'esistenza. Possa il cielo conservarmi sempre vivo l'affetto ed il pensiero della tua amicizia e la tua dolce parola lenire il dolore e più la noia del mio spirito.
     Scrivi ed a lungo e parlami delle cose tue e de' tuoi e della bella Firenze ch'io non dispero mai di vedere un giorno e percorrerla ed ammirarla in tua compagnia anzi te duce et magistra.

(76) Sono le parole del profeta Samuele: "Parla Signore che il tuo servo ti ascolta" (1 Re 3 10).