Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Ora desidererei che tu antica amica e confidente del ministro Mancini (86) ti adoperassi presso di lui perché mio fratello ottenesse questa onorificenza. Il Ministro potrebbe richiamare a sé l'incartamento che lo riguarda e specialmente richiamare il rapporto che il Presidente e il Procuratore Regio del Tribunale di Nicastro fecero per mio fratello e che per intrighi e negligenza de' curiali della prima Presidenza della Corte d'Appello di Catanzaro non fu forse rimesso a cotesto Ministero. Da questo rapporto della data del 19 settembre passato anno si rileverebbero i titoli di merito di mio fratello (a nome Pasquale) ed il Mancini così potrebbe volentieri sodisfare a ragion veduta il mio desiderio.
     Cara Giannina io so la tua ripugnanza per queste pratiche; ma io mi affido che tu per amor mio ti sobbarcherai volentieri a questo sacrifizio. Mi faresti il più grande piacere del mondo. E parlandone al Mancini potrai ancora ricordargli il mio povero nome a lui non ignoto per antica conoscenza e potrei dire pure amicizia confermatami ancora saranno forse due o tre anni fa quando c'incontrammo insieme nell'Accademia di Scienze Morali e Politiche onorata di sua presenza. Vedi cara la mia Giannina che rinuncerei ben volentieri alle due mie croci di cavaliere di S. Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia purché ne avesse una mio fratello lui che ha un figlio unico e carissimo erede del suo onore e delle sue sostanze; io che solitario e infecondo non lascio nissuna eredità di affetti a chi mi sopravviverà. Non aggiungo altro sapendo per prova quanto tu sei inchinevole a far quel che puoi per compiacermi.

(86) Pasquale Stanislao Mancini (1817-1888) avvocato giurista nativo di Castel Baronia (Avellino). Esule a Torino per i fatti del 1848 occupò la prima cattedra di diritto internazionale in Europa. Docente a Roma venne nominato Ministro della Giustizia nel 1876 e Ministro degli Esteri nel 1881.