LXXXVI
Mia carissima D. Giannina.
Avevamo ragione e tu ed io a lagnarci scambievolmente per la mancanza di lettere; ma la colpa è stata della posta che non m'ha fatto ricapitare la tua cartolina speditami in sul tuo primo arrivo costà
per cui a ragione io stava in pensiero per la mancanza delle tue notizie. Ma basta di questo incidente.
La tua lettera m'ha veramente riempito di gioia
meno per quello che mi dici sul tuo novello stato felicissimo in cui la provvidenza finalmente ti ha messo
e più pel tono sereno e sodisfatto che traspira dal contesto intero della tua lettera. Ne sia benedetto Dio. Credimi ch'io ne sono così felice come se si trattasse e più d'una mia sorella. Possa il Signore dar a te in perfetta e santa unione con l'egregio tuo sposo anni lunghi e felici.
Io desidero ardentemente venire a visitarti costà; pure non so quando potrà riuscirmi si per le continue occupazioni universitarie
si per il tempo cattivo ed un forte catarro che mi affligge. Eppoi attendo di giorno in giorno quel che promisi alla mamma e che porterò meco nella mia venuta. Mi sarebbe poi di sommo godimento se [...] potreste fare una scappatina qui con l'egregio provveditore e la mamma
nel qual caso è sempre buono ch'io lo sappia un giorno prima
altrimenti si potrebbe trovare la porta chiusa.
Ricordati di questo mio nipote che attende quel tuo componimento di cui ti pregai tanto insistentemente in Roma... e ricordati pure di rinnovare presso la Signorina Flora del Mancini quella preghiera che le deste per lettera in Roma prima di partire...
Tanti saluti alla mamma ed all'egregio provveditore e tu abbimi per sempre
28 novembre 1876
tuo devotissimo obbligatissimo amico e servo
Paolo Emilio Tulelli
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