Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     XCVI

     Mia carissima Giannina
     Nell'atto di prendere la penna per inscrivervi mi giunge dalla posta la vostra carissima lettera di ieri e mi ha veramente confortato l'animo per i sensi di antica e sincera amicizia che vi manifestate a mio riguardo. Sì né il tempo né la lontananza di luogo né l'intermittenza lunga della corrispondenza di lettere possono menomare la tempera della vera amicizia quale è la nostra. Non per iscusare ma per spiegare il mio lungo silenzio e il non esser venuto secondo mia promessa a farvi visita a Caserta nelle scorse ferie sappiate che da mezzo agosto a tutto settembre e da mezzo ottobre fino ai 12 novembre mamma gotta mi ha felicitato con più fastidio e pena del solito; e posso dire che solo da pochi giorni mi sono rimesso (santa perseveranza!) perfettamente. Tutte le malattie sono penose ma la gotta è un malanno che oltre alle gravi sofferenze rendono inutilizzato quasi interamente chi n'è colpito. Ma è vano nella fata dar di cozzo.
     Avrei dovuto anche io recarmi a Roma nell'ottobre chiamatovi dal Ministro a far parte delle Commissioni universitarie; per la addotta mia infermità non potei muovermi. Sarei stato felice se avessi potuto incontrarmi con voi a Roma e senza dubbio vi avrei accompagnato fino a Firenze. La qual notizia accresce il peso delle mie sofferenze sofferte che mi han tolto la felice occasione del viaggio a Roma e Firenze in vostra compagnia. Ma che hassi a fare? pazienza; chè la pazienza e la rassegnazione non sono soltanto la virtù degli asini...