Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     XCIII

     Mia carissima Giannina
     L'andata a Roma fu quasi improvvisa e il ritorno avvenne in un giorno così cattivo che non mi permise di scendere a Caserta come m'era proposto. Perdonami adunque l'involontaria colpa.
     Mi gode l'animo in sentire l'ottima salute tua di mamma e di Nando. Io prego Dio che conceda a voi altri che io considero come cosa mia prosperi e lunghi anni e felicissimi.
     Federico m'ha assistito ed accompagnato in Roma in tutte quasi le mie escursioni per quella eterna Città che io ho riveduto con infinita mia sodisfazione. O quanto è buono e gentile quel caro giovane!
     La mia salute fino all'altro ieri è stata invidiabile; ma m'è sopravvenuto ieri un forte raffreddore che mi farà passare il Natale in camera e senza assaggiare le vivande d'occasione. Spero liberarmene presto e se i tempi si acconceranno verrò a farvi una visita.
     Intanto ricevetevi i miei auguri [...] e credetemi
     24 dicembre 78
     d.mo amico servo
     P.E. Tulelli


     XCV (92)

     Napoli 3 [gennaio] del 1881

     Cara Giannina
     Colgo l'occasione presente per far tenere alla maritata l'ombrello dimenticato.
     Il latore è l'ex-cameriere del Liceo di Maddaloni il quale vi darà a voce una preghiera pel provveditore cui dopo la lettera del Grossi non ho più coraggio di importunare. Ricorri a Maria per intercedere presso [...] ad usare misericordia per un misero peccatore.
     In fretta vi saluto con la mamma e lo sposo e mi raffermo
     devotissimo amico
     Paolo Emilio Tulelli

(92) Lettera su carta intestata della Società Reale di Napoli. Accademia di Scienze Morali e Politiche. La precedente lettera numero 94 è indirizzata ad un amico del Tulelli (su stessa carta intestata): «Napoli 29 dicembre 1880. Gentile ed amatis. amico. Sono stato molto imprudente nello scrivere alla Giannina nella stessa lettera mandatami dal prof. Grossi! E sono dolente d'essere stato causa di dispiacere col rendere ostensiva una lettera confidenziale nella quale spesso si adoperano espressioni non misurate e che non debbonsi sempre interpretare a rigore. Ve ne chiedo scusa e vi prego a non prendere a male e dare un senso latissimo ad una parola sfugita ad un povero uomo nello stato di dolore e che forse non è che la ripetizione di quella che avrà intesa nella altrui bocca. Ad ogni modo io vi ringrazio della gentile compiacenza a concedere al povero Grossi la licenza indicata e gli ho scritto che di persona egli vi presenti la dimanda e vi dichiari la sua eterna gratitudine. Resta inteso di quanto mi scrive la buona Giannina. Non moltiplicando lettere sappia ch'io mi ingegnerò per quanto posso d'ottenere gli autografi degli illustri uomini indicatimi ma che io dubito di poterli ottenere così presto come essa desidera. Salute e mille auguri a voi ed alla a me carissima vostra famiglia. Mi ripeto devotissimo affettuosissimo amico e servo P.E. Tulelli».