Il Terremoto nella Marsica del 1915


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     La spiegazione più semplice sembra quella di ammettere che perdurando le cause che hanno portato al fratturamento di una regione, debbano del pari continuare a verificarsi le condizioni di squilibrio e quindi di movimento della regione stessa; movimento che si tradurrà in terremoti, di cui le fratture saranno gli epiassi.
     Altrove è indubitato che le grandi fratture intersecandosi vengono ad isolare, come abbiam visto nella sezione, completamente porzioni della crosta terrestre (tale dev'essere anche il caso della Sicilia orientale e della Calabria) porzioni destinate quindi a risentirsi dei movimenti anche minimi della base su cui poggiano, forse la pirosfera, soggetta a contrazioni, stiramenti, ecc.

     Ma è una spiegazione questa, che non sembra dare completa ragione del fenomeno sismico nelle sue varie manifestazioni, per cui furono affacciate altre ipotesi.
     Cosi Stanilas Meuniev, ammettendo resistenza di una intercapedine più o meno continua tra la crosta terrestre ed il nucleo fuso, cioè tra litosfera e pirosfera, suppose che i parossismi sismici siano dovuti al distacco in profondità di porzioni della crosta solida; queste cadrebbero nel bagno liquido sottostante e provocherebbero esplosioni (quindi scuotimenti alla parte solida) per la subitanea vaporizzazione dell'acqua di cui sarebbero impregnate.
     Ma l'obbiezione maggiore a tali ipotesi si è appunto che a contatto o quasi con il nucleo allo stato di fusione ignea, possano esistere roccie contenenti acqua, cosa assolutamente in antitesi con la temperatura a cui devono trovarsi.