Abbastanza favore può avere la teoria che nelle regioni di frattura, in conseguenza della diminuita pressione, si svolgano e si accumulino al disotto della crosta solida enormi quantità di gas o vapori, provenienti dalla pirosfera, i quali cercherebbero di espandersi lungo le fratture, provocando fremiti e scuotimenti dei loro margini, e quindi terremoti; è questa del resto un'opinione fondamentalmente antica che già vediamo espressa da Aristotile e da parecchi filosofi dell'antichità e dell'Evo Medio.
Lasciando da parte, per brevità, altre spiegazioni proposte da geologi e fisici, dirò che vi sono infine Geologi, i quali, ammettendo ancora l'azione di gas e vapori, assegnano a questi un'origine però assolutamente diversa.
Lungo le linee di frattura deve avvenire la penetrazione di una grande quantità di acqua proveniente dalla precipitazione esterna ed in generale dalla circolazione superficiale. Quest'acqua scenderebbe in profondità fino ad arrivare in prossimità del nucleo fluido (per chi lo ammette) oppure nella zona supposta costituita da corpi elementari.
Quivi per reazione tra i componenti dell'acqua (ossigeno e idrogeno) e gli elementi del nucleo, l'ossigeno darebbe luogo necessariamente a fenomeni di ossidazione, mentre invece l'idrogeno resterebbe in gran parte libero, associato ad altri gas e vapori, derivati dalle reazioni chimiche. Tutti questi gas e vapori sarebbero portati ad alta temperatura, e quindi a grande tensione, per il calore svoltosi nelle reazioni stesse.
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