Egli attualmente si trova lontano, al confini dell'Egitto con il Sudan, ma se fosse in Italia, avrebbe indubbiamente cercato di propagare lo sue idee, tanto più che come dirò fra breve, egli intravede in esse una possibilità di prevedere ed anche impedire, od almeno attenuare gli effetti dei terremoti.
Rileviamo subito che con l'ipotesi ora schematicamente accennata nelle sue linee generali si potrebbero spiegare molti, per non dir tutti, i fenomeni precursori, concomitanti ed anche immediatamente susseguenti ai terremoti: così le perturbazioni atmosferiche con vento, pioggie torrenziali, ecc; le variazioni barometriche, talvolta affatto notevoli (ricordo a questo proposito che si ebbe a Torino nel giorni seguenti al terremoto del 26 ottobre scorso, una espressione barometrica di circa 6 mm. che si estese a tutto il Piemonte); gli spostamenti, anche violenti, di masse d'aria; l'uscita di gas dal terreno; i speciali rumori che accompagnano la scossa: detonazioni, sibili, quasi ululati, ecc. corrispondenti a quanto si verifica nello sprigionarsi con violenza di un gas da un recipiente chiuso; le luci ed i bagliori, che potrebbero essere dovuti all'accensione del gas accompagnata o no da esplosione, ecc.
E notiamo ancora che molte anomalie meteoriche che si verificano parecchio tempo, anche mesi, prima di un movimento sismico, potrebbero trovare una spiegazione nella aumentata emissione dell'idrogeno.
Il Cortese citava già, a proposito del disastro di Messina, le stravaganze del tempo durante l'anno 1908: estate fredde e piovose; autunno procelloso; freddo invernale precoce, condizioni eccezionali che si potrebbero forse ritrovare in quelle del già lungo inverno odierno... con nevi, freddo, alluvioni.
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