Il Terremoto nella Marsica del 1915


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     Davvero che se l'avvenire di una Nazione dovesse dipendere da una sventura come quella che ci è toccata, ci sarebbe da invocare un qualsiasi protettorato e vivere sotto tutela!
     La catastrofe del 13 gennaio può essere per l'Italia, una battaglia perduta.
     Ma chi può dire mai che essa tracci la via dei nostri destini?
     Dopo questa parentesi dolorosa che ha rivelato, nel popolo italico, slanci di carità e di fraternità sovrumana, dopo aver ritemprato lo spirito a più aspre e più ardue battaglie, noi torneremo a combattere e a vivere. Roma non muore.
     La storia insegna. V'è ancora un cammino infinito da percorrere, vi sono suaditrici speranze che devono tradursi nella più piena e completa realtà; vi sono vittorie feconde da conseguire, da noi, per noi, per l'umanità.
     Può la sventura lievemente ritardare l'ascensione, arrestarla mai.
     Il dolore che le reggie uguaglia alle capanne, raccoglie in un fascio di palpitanti energie tutte le forze e le attività umane disperse e le lancia; con indomito ardore, nel vortice della vita.

Aquila ed Ascoli (1)
     Il terremoto e S. Emidio

     Si tratta di una curiosità storica, che è di qualche attualità. perché, due secoli addietro, gli Aquilani chiesero ed ottennero la cittadinanza ascolana?
     La spiegazione è data da una istanza del giugno 1731 con cui i Reggitori della città di Aquila, rivolgendosi agli «Ill.mi e Padroni col.mi li signori Anziani della città di Ascoli», ricordavano la speciale venerazione che anche là si aveva per S. Emidio quale protettore contro i terremoti. «Siamo pertanto riverentemente ed in nome di questo pubblico a pregare le SS. VV. Ill.me acciò vogliano degnarsi aggregare alla cittadinanza di cod. loro ìnclito città, sé per nostra gloria come anche per avere con più specialità la protezione del Santo contro un tanto flagello da noi sperimentato pur troppo funesto nell'anno 1703.....»

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(1) Gazzetta d'Ascoli del 24 Gennaio.