I centri sismici che circondano la città di Aquila si sono manifestati quasi sempre in correlazione con altri centri, forse più violenti, dell'Umbria sud orientale, e specialmente con quelli assai famosi di Norcia e dei Monti Sibillini. I terremoti del 1349 del 1730 e del 1785-86 interessarono, pressoché nella identica misura, tanto le regioni dell'Umbria meridionale, quanto quelle dell'Abruzzo settentrionale. Caratteristico fu il grande parossismo del 1703, nel quale maggiori manifestazioni si ebbero con le tre grandi scosse del 14 gennaio, del 16 gennaio e del 2 febbraio, che misero tutt'e tre a soqquadro la regione umbro-aquilano: orbene, la prima di queste scosse ebbe il suo centro nelle vicinanze di Norcia, nella seconda il centro si spostò verso i paesi posti per l'appunto al confine fra l'Umbria e l'Abruzzo, la terza si irradiò proprio dai pressi di Aquila che fu distrutta quasi completamente. In questi, come in altri meno vasti movimenti tellurici che colpirono l'Abruzzo settentrionale, i paesi della Conca del Fucino risentirono più o meno fortemente l'intensità e i danni delle scosse, ma non contribuirono con focolari propri a stabilire affinità di rapporti sismici col resto della provincia di Aquila. Altrettanto si può dire dei terremoti che si propagarono dalla Maiella, fra i quali ebbe area vastissima di scuotimento il parossismo del 3 novembre 1706, che fu disastroso per moltissime borgate della provincia di Chieti e abbatté Sulmona.
Di fronte a così intensa attività sismica delle regioni che circondano la Conca del Fucino si ricordano ben pochi movimenti tellurici che nella Conca medesima abbiano avuto il loro centro: il più importante di tutti fu forse quello di Avezzano del 10 aprile 1885, che ebbe notevole ripercussione nei paesi del Lazio orientale.
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