Da tutto ciò che ho detto risulta manifesto che il terremoto del 13 gennaio non solo non ha precedenti per la sua violenza nella storia sismica dell'Abruzzo meridionale, ma è uno dei pochissimi che abbiano avuto il loro centro nel Fucino e l'unico che vi si sia originato con effetti dinamici di una considerevole intensità.
Potrebbe, pertanto, una tale caratteristica servirci a meglio spiegare la genesi della recente agitazione tellurica?
In realtà, si può affermare che in simile ordine di fenomeni la conoscenza del passato può valere solo fino a un certo punto a illuminarci sulle ragioni della diversità delle loro manifestazioni. E occorre, inoltre, che lo studioso tragga dalla visita sui luoghi danneggiati i più vari elementi che servano a rendere meno impreciso il suo giudizio. Sol quindi chi è in grado di conoscere minutamente quali effetti la scossa abbia prodotto e quali siano le condizioni geologiche dei paesi e il loro passato sismico, può tentare la ricostruzione scientifica del movimento e determinarne la genesi e lo sviluppo. Ciò non toglie che, sulla base dei dati di fatti che già si posseggono, le ipotesi più probabili possano essere sin da ora avanzate.
Quasi tutti i terremoti che scossero le regioni limitrofe alla Conca del Fucino, e che abbiamo visto essersi pure in essa propagati, ebbero origine dallo assettamento degli strati instabili dell'Appennino e appartengono perciò alla categoria dei terremoti tettonici. Il Fucino non ha partecipato quasi mai direttamente a questi scuotimenti. Potrebbe, perciò, il terremoto del giorno 13 aver avuto origine diversa? La risposta non è in verità molto semplice.
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