|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, Teramo (10-9-1881). [Inizio Voce]varie cariche pubbliche, come membro del consiglio sanitario provinciale, membro della Congrega di carità, consigliere municipale e assessore di Teramo, e come tale fosse dal sindaco di Teramo delegato all'istruzione pubblica del Comune, con quanto plauso non è chi nol sappia. Prova ne sia il discorso pronunziato nella premiazione degli alunni delle scuole primarie il 5 giugno del corrente anno in Teramo. Con l'idee ivi espresse egli quasi precorreva alle idee di Baccelli, sostenendo che l'istruzione non val niente senza l'educazione. Segnatamente le poche parole che qui riferiamo del suo discorso valgono tant'oro: "Se vogliamo, egli diceva, che le nostre classi operaie traggano reale vantaggio dalle scuole primarie più che solleticare la loro ambizione con gli esempi dei Grant, dei Thiers, dei Lincoln, che da oscura origine salirono alle prime dignità sociali, procuriamo che si cancelli dalla loro mente il dannoso errore che solo per via delle lettere, delle scienze e degl'impieghi acquistar si possa ricchezza e rinomanza". Se queste idee fossero bene impresse nella mente degli allievi, non si creerebbe la classe degli spostati, una delle piaghe della società moderna. Tutti lo videro assiduo negli esami delle scuole comunali della città e di tutte le borgate sotto il sole canicolare della estate di quest'anno, non risparmiando né fatica, né diligenza di sorta per vedere se attendevano al loro dovere i maestri, se attendevano agli studii i discepoli. Che più? Veniva il commissario di pedagogia, ed egli assisteva alle conferenze non solo, ma vi prendeva parte attiva, ed un lusinghiero indirizzo si aveva perciò dagl'insegnanti pubblicato nel numero 73 del Corriere abruzzese, in quell'istesso numero che annunziava la sua morte. E la morte, la inesorabile Parca lo attendeva
|