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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, Teramo (16-3-1892). Pare che la natura, alle volte, quasi a sfoggio della sua potenza, si diletti a distruggere le più belle creazioni uscite dalla sua mano. E' il caso di Ugo Ginaldi, morto il 12 corrente a 25 anni, nella pienezza della intelligenza che si mantenne forte, vivace, limpida fino agli ultimi istanti, quando già il corpo era, può dirsi, interamente distrutto dalla violenza del morbo. Da fanciullo ebbe la memoria, la mente, lo spirito di un uomo adulto: parea a tutti un miracolo e tutti si domandavano a che sarebbe riuscito quel bimbo che cominciava di là dove pochi finiscono. Ma eccolo d'improvviso colpito da un primo e terribile assalto di crudele morbo. Per poco in quell'aspra battaglia non andò perduta la sua vita; certo ne parve compromessa la sua intelligenza. Ma poi, mercé la volontà tenacissima del povero giovanotto, che a palmo a palmo costrinse la natura a restituirgli i doni di cui avea tentato di privarlo, essa ritornò quella di prima. E così egli ridivenne l'onore delle scuole, dal Ginnasio all'Università, dove fu sempre il primo, e la speranza de' genitori che commossi e giubilanti, assistevano alla risurrezione dello spirito dell'adorato figlio, che avevano, con le cure ineffabili e per un prodigio della scienza medica, potuto strappare alla tomba. E quale non ebbe da essere la loro gioia quando se lo videro un giorno tornar a casa baldo di gioventù e di vigoria intellettuale colla laurea in giurisprudenza? e quale brutto svegliarsi da così bel sogno?... Intanto Ugo mostrava i primi frutti del suo studio e pubblicava a Bologna una memoria: La proprietà degli statuti delle Marche e Abruzzi, che fu molto lodata dai dotti sia per le pazienti ricerche nelle antiche carte, sia per la profonda analisi delle costituzioni, sia
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