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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, Teramo (16-3-1892). [Inizio Voce](R. e franchi tiratori, e giovanile schermistica) alle quali apparteneva il compianto nostro amico; la spontaneità di quelle commoventi onoranze attestò il grande amore che la cittadinanza nutriva per il giovine roso da indomabile malattia, sopportata sino alla fine con fortezza di libero pensatore, ma fu anche un attestato, significante per i desolati genitori, dei quali nessuno può dimenticare, non ostante le traversie odierne, la generosità antica, l'affetto ai poveri, il culto per la grandezza del paese, che il povero Achille ha servito lungamente. Alle 4 pom. una gran folla, in cui tutte le classi cittadine erano largamente rappresentate, si riversava nella chiesa di S. Antonio da Padova dove la salma poggiava, su di un ricco catafalco, circondato da molti ceri. Il corteo, ordinato dalle società invitanti, fu numeroso e mesto. Le nappe del feretro erano tenute per ordine di precedenza dai sigg. presidente del tribunale e procuratore del re, rappresentanti del Consiglio dell'ordine e del Consiglio di disciplina, e rappresentanti delle Scuole secondarie della città. Dietro al feretro, venivano tutte le autorità e rappresentanze, a cominciare dal prefetto della provincia, tutto il Foro, il Corpo scolastico, le società R. e FF.TT., Schermistica con bandiere abbrunate, la Stampa, moltissimi amici del defunto. Fuori Porta Reale, parlò prima l'avv. Paris a nome del Foro, tessendo la vita breve ma intellettualmente operosa del giovane Ginaldi; indi il prof. Scipioni, a nome del Corpo insegnante a cui virtualmente apparteneva il defunto, e disse cose molto elevate e sentite, rivolgendosi particolarmente ai giovani, ai quali inculcò di avere ideali, come li ebbe Ugo Ginaldi. L'uno e l'altro discorso speriamo che saranno stampati in opuscolo a cura degli amici. Molti di
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