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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
commerciante, Teramo (8-6-1895). [Inizio Voce]da operai, della Famiglia, dei coniugi De Marinis, della Camera di Commercio, della congrega di Carità, di Gaetano Mosca, di Pasquale De Antoniis. Il feretro era a dirittura converto da una lunga e bellissima corona di fiori freschi inviata dagli amici. Un'altra, dei Liberi Pensatori di Teramo, di fiori artificiali, era posata su una carrozza che veniva subito dopo la bara. I cordoni del feretro eran tenuti, dal presidente della Società dei calzolai, dal ff. presid. della congrega di carità sig. Crocetti, dall'assessore Gaspari, dal tenente colonnello Mondino, e da due operai. Chiudeva il corteo una gran folla, composta delle varie rappresentanze, dei commercianti della città, di artigiani e di amici. Insomma un corteo imponente, che si stendeva per tutto il corso P. reale. Molta gente assisteva al passaggio, lungo le vie e dalle finestre. Fuori Porta Madonna, presso la croce, il corteo si fermò e la bara venne deposta. Il dottor Gaspari, fra la commozione generale, salutò con calda ed affettuosa parola l'estinto in nome della cittadinanza, la quale tutta amava e stimava Oreste Cameli, anima gentile e nobile, commerciante probo ed attivo, figliuolo modello, che nella sua vita intemerata non aveva avuto un nemico. Non si può che piangere, egli disse, su questa bara che racchiude il migliore dei nostri cittadini, caduto nel rigoglio della forza e della salute. Seguì il sig. Vincenzo Guerrieri Crocetti, con poche ed ispirate parole, e da ultimo l'avv. Serafino Mariani, compagno dell'Oreste negli studii classici, portandogli con vigore il saluto dei liberi pensatori. Il corteo si sciolse poco prima le otto. Al camposanto Luigi Morganti, per incarico della famiglia, ritrasse la maschera dal viso del cadavere.
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