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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Campli (26-3-1898). Campli 24 marzo - La sera del 21 corrente colla calma e la serenità delle anime pure che presentano le delizie del migliore avvenire, spegnevasi qui in Campli a 78 anni la Sig. Michelina Salvatori, oriunda della nobile famiglia dei Iacuffi. La vita di lei si svolse quasi unicamente nel silenzio raccolto delle pareti domestiche; il santuario della famiglia fu la palestra dove ella, addestrando prima i figli e più tardi i nipoti alle dure ed aspre lotte della vita, seppe trasfondere negli uni e negli altri il germe di quei nobili e forti sentimenti, che, radicati per tempo nell'animo dell'uomo, conferiscono al suo carattere quella fierezza e robustezza di fibra che lo rendono immune dal contagio del male. E la modestia della vita celavano in lei con verecondia quasi pudica i pregi di cui era adorna: le buone opere compiute, i soccorsi largiti, le lagrime asciugate non erano a conoscenza di molti. Ella faceva il bene senza pompa e senza vanto, operava bene, perché l'amore del prossimo informava ed ispirava le sue azioni. Ma della sua dipartita non v'ha chi non si dolga; la virtù passa fra gli uomini per lo più non curata, sovente vilipesa e talora perfino derisa, ma estinta rivendica a sé inesorabilmente il tributo della lode e del rimpianto che l'è dovuto. Virtutem incolumem odimus, sublatam ex oculis quaerimus invidi. E nel rimpianto unanime di questa cittadinanza sta il migliore e più veritiero elogio della vita di Michelina Salvatori, e quest'elogio sarà sempre vivo, finché avrà vita nel mondo il culto delle care e venerate memorie. I funerali furono celebrati con poma e solennità religiosa nella Chiesa cattedrale dove l'Arcidiacono Emidio Cantarelli con colorito d'affetto e con forbitezza di stile ricordò in poche ma sentite parole la vita dell'illustre estinta, che additò come esempio di quella severa virtù antica di cui un di più che l'altro si va perdendo lo stampo. Il corteo funebre riuscì imponentissimo (E.I.)
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