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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scultore, Giulianova (12-5-1900) [Inizio Voce][appr.] (19-5-1900) Ancora i funerali di Pagliaccetti — Parla il conte Andrea Acquaviva: — Signori, io non ho inteso studiare né preparare un discorso. In certe crudeli contingenze della vita non credo si possa avere la forza di ponderare le fioriture dello Stile e della Rettorica; ed in quanto a me, confesso che i miei affetti furono siffattamente colpiti dalla sventura toccata al povero Raffaello Pagliaccetti, che non avrei avuto il coraggio di tentarlo neppure! Nelle mie parole nissuna pretesa, salvo quella di dare all'estinto il tributo della mia antica e sincera amicizia. Raffaello Pagliaccetti non è più! È morto l'artista originale e corretto che tutti noi amavamo tanto! Perdita crudele per l'Italia e per Giulianova di cui egli era una vera gloria; perdita grave per l'Europa artistica che lo conosceva e lo apprezzava! Non erasi infatti limitato il Pagliaccetti a far ammirare le sue opere in Patria; ma sibbene in Francia, in Germania, ebbe fama preclara e plauso grandissimo. A Parigi i suoi intelligenti mecenati volevano trattenerlo, facendogli intravedere successi non dubbi e lauti guadagni. Volevano trattenervelo, avendo indovinata quale stoffa d'Artista era in lui. Ma egli non volle! Lasciò la Francia, spinto dall'amore del luogo natio, e tornò fra noi sorridente e modesto e per nulla esaltato o insuperbito dai suoi trionfi all'Estero. Egli tornò, come la Rondine ritorna ogni anno al suo nido d'argilla! Quando la capitale d'Italia era Firenze, e che mio padre pe' lavori parlamentari erasi colà stabilito colla famiglia, per 3 anni consecutivi io ho vissuto nella più stretta intimità con Raffaello Pagliaccetti. Quasi ogni giorno egli veniva alla nostra abitazione a prendermi, e poi seco mi conduceva a visitare le Gallerie ed i Musei, i cui mille capolavori non
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