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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, politico, Teramo (17-10-1900) Lo vedevamo da qualche tempo accasciato per le vie di Teramo; lo vedevamo non più forte e pieno di salute come per lo addietro; ma non avremmo mai creduto che la catastrofe scoppiasse così presto. La perpetuità di uomini come Nicola Marozzi la cui vita fu un continuo sacrificio ed una ghirlanda non mai interrotta di buone azioni, vorremmo statuita da un precetto della Natura per il bene dell'umanità. Salute e bene — era il suo saluto agl'innumerevoli amici suoi, ed in questo augurio tutto il suo animo si trasfondeva. Ma non fu soltanto un uomo buono, ché già sarebbe molto in tempi corrotti. Egli fu un patriota della vecchia guardia, uno di quei patrioti che seppero tenere Teramo all'altezza di città ribelle alla tirannide, in tempi nei quali non era lecito scherzare come si fa ora, col Governo e con la polizia. Nato il 3 marzo 1820 da Pasquale Marozzi e Giovanna Fasciani, il nostro Nicola ebbe una educazione informata a sensi liberali. Covò nel seno odio vivissimo contro i Borboni; e di Trojano e Filippo Delfico, di Andrea Costantini e di altri capi liberali di quel tempo furono amicissimi i fratelli Nicola e Francesco Marozzi, quest'ultimo che morì sotto il nuovo Governo, procuratore generale di Corte d'Appello a Macerata. Scoppiavano i moti del 1848; tutto l'Abruzzo si accese fidando sul giuramento di Ferdinando II. Ma pur troppo, dopo il 15 maggio, lo spergiuro aprì la via alla più bieca reazione. Molti liberali furono presi, processati per aver prestato fede alla regal parola, e condannati, tra i quali Francesco Marozzi ch'ebbe 24 anni di ferri, e ne scontò 11 in un bagno penale; molti altri poterono fuggire all'ira nemica, tra i quali Nicola, che fu condannato in contumacia a 13 anni di ferri, ma si salvò con
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