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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
giornalista, Teramo (31-8-1905) Improvvisamente, con la celerità propria delle cose dolorose, sabato scorso si sparse per la città la notizia della morte di Giulio Cesare Canzanese. L'ora tarda e l'assenza del nostro Direttore resero impossibile il darne ai lettori l'annunzio dolorosissimo, e pel povero amico e collega mancò così una prima parola di compianto e di saluto, che esprimesse l'angoscia ed il lutto delle anime nostre. Questa morte è lutto pel giornalismo della regione nostra, il quale con Giulio Cesare Canzanese vede sparire uno de' suoi migliori campioni, in un'età in cui la sua penna avrebbe ancora potuto vedere il fuoco delle battaglie. Ai lettori del nostro giornale noi non abbiamo bisogno di tessere con lunghe parole l'elogio delle qualità giornalistiche del povero Canzanese. Per ben tre anni, due volte per settimana, voi avete seguito, o lettori, l'opera sua, voi avete potuto vedere quanta bella e pugnace energia, quanta larga genialità fosse nel povero morto, il quale se la fortuna gli fosse stata meno matrigna, se la mano ferrea del bisogno non gli avesse oppressa l'anima e non vi avesse portato la stanchezza e lo sconforto, avrebbe avuto uno de' primi posti nella storia del giornalismo regionale. Giovanissimo, poco più che ventenne, Giulio Cesare Canzanese aveva esordito a Roma, nel Capitan Fracassa, nei bei tempi di questo giornale, quando lo dirigeva Luigi Lodi e vi scrivevano Eduardo Scarfoglio, Gabriele D'Annunzio, Matilde Serao, Febea, ed altri valenti. Dal Capitan Fracassa passò poi nella redazione di altri giornali quotidiani; ma le contrade natie avevano conservato per lui tutto il loro fascino: egli si lasciò vincere dalla loro voce possente, e tornò nel suo Abruzzo. In tutti i fogli a cui dette vita - Messaggero Abruzzese,
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