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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
giornalista, Teramo (31-8-1905) [Inizio Voce]anche lutto nostro, noi vorremmo dire alla vedova sconsolata la parola del conforto. Ma dinanzi allo strazio d'una giovane madre che vede così crudelmente ed improvvisamente rapirsi il compagno adorato, il padre affettuoso de' figliuoletti suoi, dinanzi allo sgomento dei piccoli esseri colpiti così fieramente dalla morte, prima ancora di poter comprendere quale terribile cosa ella sia, il labbro rimane muto, e l'anima sta immota davanti alla crudeltà del fato. — Nel pomeriggio di Domenica vi fu il trasporto funebre della salma. Il carro mosse dalla chiesa del Carmine. Sovra la porta d'ingresso della chiesa si leggeva una commovente iscrizione dettata dal prof. Pannella: A - Giulio Cesare Canzanese - Non arrise la fortuna - Ricercata - Con audace ingegno - E coltura varia - Ma non vennero meno - Nelle vicende - L'amore al lavoro onesto - E la difesa del vero e del bene - Fu sua arma poderosa la penna - E suo campo di lotta il giornale - Dopo trionfi e sconfitte - Chiude sconsolata la vita - Compianto da tutti. — Reggevano i cordoni: gli avv. S. Mariani, Antonio De Benedictis, il cav. Luigi Ambrosi e Luigi Brigiotti. Seguivano il carro alcuni amici ed i tipografi delle varie stamperie teramane. Il corteo sostò fuori Porta Madonna, dove il Presidente de' Reduci Ambrosi lesse brevi parole di compianto. Il carro proseguì, verso l'ultima dimora.
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