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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
agricoltore, politico, Montesilvano (5-10-1905) Era nato in Montesilvano nel gennaio del 1835. Aveva certo un'età non tanto verde, ma il suo volto era così vivo, da farlo credere giovanissimo. Aveva, è vero, sofferto parecchie gravi malattie, ma la sua fibra adamantina e le cure savie e amorose che gli furon prodigate, lo fecero tornare l'ercole dalla voce tonante. Fino alla vigilia della sua malattia - che doveva rapircelo inesorabilmente - un giovane di trent'anni ne avrebbe insidiato la energia. E se il male, che io insidiava da qualche tempo, gli rodeva la fibra, non lasciava scorgere certo alcun segno esteriore della sua opera letale. Non sembrerà, quindi, strano se il povero cav. Ranalli è stato pianto anche per la sua virilità. E' difficile fare in brevi linee la biografia del grande estinto: né per conoscere la potenza del suo ingegno e la bontà del suo cuore sarebbe sufficiente un volume: bisognava vederlo, conoscerlo intimamente; bisognerebbe studiare i suoi atti anche modesti per avere un'idea complessa del Ranalli che legava a sè tanti cuori. Con l'uomo politico, fervido, tenace, battagliero nel senso più alto della parola, v'era l'uomo de' campi, operosissimo, semplice, industre, magnanimo. Sentendolo parlare in un consesso, lo avrebbero creduto un consumato parlamentare, per l'efficacia del suo dire, uno che si fosse mai allontanato dalla tribuna, se non si considerasse che i suoi successi oratorii provenivano, specialmente. dall'aria de' campi, che gli avevano reso di acciaio i polmoni e dalla solitudine campestre che affina l'ingegno con lunghe e indisturbate meditazioni. Fin da quando era giovinetto mostrò la forza dal suo ingegno e il suo animo battagliero. Nel seminario di Atri, che, per mezzo dei professori Jandelli, Cherubini, Mambelli,
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