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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
agricoltore, politico, Montesilvano (5-10-1905) [Inizio Voce]richiamava l'attenzione di tanti che divennero poi chiarissimi in ogni ramo dello scibile, egli si distinse e fu teneramente amato dai professori. Fu poi alla scuola geniale del Canonico D'Ortensio che, ammirando in lui più che le forme atletiche e perfette, l'ingegno vigoroso, esuberante, lo teneva in conto di figlio. Passò quindi a Chieti e pensava di darsi tutto agli studii, che gli procuravano già le più belle soddisfazioni, quando perdette il genitore. In famiglia c'era, è vero, il primogenito, il cav. Giovanni Ranalli, ma questi che ancora imberne, si può dire, conquistava in tutta la provincia i più splendidi allori, non si volle ritirare dalla vita politica e toccò a lui, secondogenito, di prendere le redini domestiche. Pieno di affetto per la mamma sua, per la quale ebbe una specie di venerazione, e per tutti i suoi, si ritrasse dalla via che gli avrebbe procurati i più fulgidi allori, e si diede alla vita dei campi. Pochi allora negli Abruzzi pensavano all'agricoltura; i più si vergognavano di attendere ad un'opera non solamente utilissima, ma poetica; però il giovine Ranalli, che sapeva già tutte le soavità della poesia, che aveva un animo non piccino, vi si diede con tanto slancio, che fu detto meritamente l'agricoltore Montesilvanese. Per merito suo, che schiuse gli occhi a tanti e tanti possidenti, Montesilvano è oggi uno dei centri più importanti d'esportazione d' uva. Che dirò dell'aleatico, del vino tanto squisito. da lui preparato per la prima volta da noi? E vi è qualcuno, ormai, in provincia, per non dire in Italia, che, per la squisita cortesia di lui, non abbia gustato l'aroma, il sapore, di questo nettare? Se egli non riuscì a triplicare le sue possessioni, se non si rese veramente chiarissimo in Italia per i frutti della sua vita campagnola, ciò
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