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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, letterato, Firenze (22-5-1910) Alla ore 2 del 16 maggio corrente è morto in Firenze Prof. Fedele Romani. Ne danno il doloroso annunzio i fratelli Ernesto ed Achille, i nipoti, i parenti tutti. Non si mandano partecipazioni. — Fino all'ultimo momento, noi abbiamo sperato, ma indarno, che la forte fibra del nostro diletto amico vincesse il male, da cui, non è gran tempo, fu colto, nel pieno vigore della vita. Fedele Romani è morto, la mattina del 16 corrente, nella clinica del prof. Grocco, in Firenze, dove occupava una camera di prima classe a pagamento, ed era curato dallo stesso illustre professore. Solo chi sa quanto noi ci amassimo può immaginare il mio dolore: e, se scrivo di lui, lo fo, unicamente, per rendere l'ultimo tributo di affetto alla sua cara memoria, pur sentendo di non poterne scrivere, come vorrei, ché ottenebrata dall'intimo affanno ho la mente; ed il cuore batte così concitato, che sembra voglia schizzarmi in gola. Eppure, egli, non giova più farsi alcuna illusione, è ben morto; né valgono preghiere e lamenti a richiamarlo in vita. Non potè l'amore grande dei fratelli, che lo assistettero fino all'estremo istante, scongiurare, commovendolo con la loro pietà, l'inesorabile fato, poiché questo gli pose sulla larga fronte la sua gelida mano, e gli chiuse gli occhi per sempre. Io lo immagino, col volto cereo e le mani in croce sul petto, disteso ed immobile sopra un candido letto, come rapito in una dolce visione della lontana terra natia, che celebrò nel libro, di cui non credo vi sia un altro eguale, perchè alta testimonianza della nobilissima anima sua, ed opera d'arte, nello stesso tempo, sotto tutti gli aspetti, magnifica. E dal letto di morte torno subito con la mente agli anni della nostra prima giovinezza, quando si viveva
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