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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, letterato, Firenze (22-5-1910) [Inizio Voce]Ernesto fratello maggiore del non mai abbastanza compianto amico nostro, poiché tanto lo predilesse, e non lasciò mezzo intentato, per strapparlo ai ferali colpi dell'iniqua sorte, ne curerà, quando che sia, la pubblicazione, per rendere, sopra tutto, il più affettuoso omaggio alla santa memoria dell'indimenticabile germano; e quanti sono cultori delle buone lettere in Italia gliene saranno profondamente grati. La febbre del lavoro assiduo che però l'assalse nell'età matura, ne prostrava, a lungo andare, le forze che, l'anno scorso di Agosto, era a Castiglion de' Pepoli, a ritemprarsi su quell'aerea vetta dell'Appennino Bolognese, e nelle vacanze di Natale, mi scriveva di non sentirsi bene e che quindi non sarebbe tornato a Firenze, prima della metà di Gennaio. Era ancor forse ignaro del male che lo insidiava; un male di quelli che non perdonano, il quale, dopo soli quattro mesi, ribelle alle più affettuose cure, lo spegneva, a cinquantacinque anni di età. Grande della persona e forte, dalla fronte ampia di pensatore, e l'occhio penetrante, così che pareva volesse leggerti dentro ogni più secreto pensiero, era, nella conversazione, piacevolissimo, per la sua svariata cultura ed il suo spirito mai sempre pronto ed arguto. Gradito però fu nei più geniali ritrovi della capitale toscana; e se lo disputavano, più di ogni altro, le signore colte ed amabili, in quella superba culla dell'arte e del sapere. Né solo a Firenze fu tenuto, in tanto pregio, ché seppe pure farsi, giustamente stimare in tutte le maggiori città d'Italia e nei suoi viaggi all'estero, in Francia, in Inghilterra, in Germania, da quanti ebbero occasione di conversare per qualche tempo con lui, sempre cortese, sempre acuto nei suoi giudizi, per quanto sembrasse disinvolto, sempre parlatore facile ed elegante,
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