[Elenco dei Nomi]

(...segue) Romani Fedele
insegnante, letterato, Firenze (22-5-1910)

[Inizio Voce]


in ogni sua relazione amabilissimo. Non sollecitava amicizie: ma devoto fu a quelle che contrasse con persone, le quali da lunga pezza stimava. Il suo cuore, pronto agli entusiasmi per ogni superbo ideale, si commoveva alle altrui sventure, come lo vidi fremere di sdegno più volte avanti qualsiasi turpe azione. Saldo nei propositi, si mise risoluto per la via che doveva procurargli tante meritate consolazioni; ma la morte lo colse a mezzo del suo cammino, e gli vietò di poter toccare la meta, che io penso sarebbe stata per lui gloriosa. Coscienza retta, giusto estimatore degli altrui meriti, per nulla invidioso, non solo non ebbe nemici; ma doveva contare un gran numero di amici, e molti ne ebbe, che piangono oggi, costernati, l'immatura sua fine. Io non so se la tua spoglia mortale, o dolcissimo amico, tornerà in questa nostra terra d'Abruzzo; se le campane di S. Paolo annunzieranno, fra breve, coi loro lugubri rintocchi a tutte le genti della Valle Sicula il ritorno in patria dell'illustre suo figlio, morto nell'alma città dei fiori, dove le meraviglie dell'arte nostra e le voci misteriose di tanti grandi, il cui sussurro pare aleggi intorno ad ogni poderosa manifestazione del genio italico, gl'inspirarono le sue opere migliori. Io non lo so. Ma dovunque tu dormirai il ferreo sonno della morte, io verrò, solitario, a deporre sulla tua tomba un ramo d'edera montano, simbolo del tenace amore. Io verrò a dirti, fra i singulti, onde avrò spesso rotte le parole sulle labbra, ed il tuo spirito dolente l'intenderà, che vivrai, nella mia memoria, per quella celeste corrispondenza d'amorosi sensi, onde …si vive con l'amico estinto / e l'amico con noi... fino a quando le pie stelle non scintilleranno in cielo, per me, l'ultima sera. — Teramo 17-V-1910 — Eugenio Cerulli