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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, giudice conciliatore, Castilenti (5-3-1911) Castilenti, 18-2-1911 — Nel mattino del 5 febbraio - verso le 9 - una triste novella si propalò in un baleno in mezzo ai cittadini di Castilenti; il dott. Lino Savini era stato improvvisamente assalito da un terribile, forse irreparabile malore. Gli amici che lo avevano visto la sera precedente, pieno di vita e di brio, non prestarono fede alle prime voci allarmanti; credettero all'esagerazione della fantasia popolare, ma l'insistenza e la sicurezza delle affermazioni, li fecero accorrere trepidanti alla casa dell'illustre e caro cittadino. E qui, purtroppo, lo sgomento dei famigliari, i singulti mal repressi dei parenti, ed infine la constatazione della dolorosa realtà, tolsero il dubbio invano carezzato: era vero! un colpo apopletico metteva in pericolo l'esistenza del povero Lino! Il telegrafo chiamò subito al capezzale dell'infermo gli amici colleghi dei vicini paesi: il dott. Baroni si precipitò pel primo da Elice, e poi si seguirono in giornata i dottori De Filippis e Silvestri da Castiglione Messer Raimondo, Ghiotti da Città S. Angelo, Tucci da Penne. Intanto ritornava in famiglia da Mutignano il fratello dell'infermo, dott. Vincenzo Savini e si restituiva in paese il dott. Di Marcantonio. Il male fu riconosciuto grave, pericoloso, ma non tale da far perdere ogni speranza, e per cinque giorni si sperò sempre! L'assistenza del fratello, del dott. Di Marcantonio e del dott. Baroni che non volle abbandonar mai il diletto suo amico, fu continua ed affettuosa, le cure dei parenti e degli amici furono prodigate con tenerezza infinita; e la speranza di poter strappare al crudele destino quella preziosa esistenza si accese in tutti i cuori, specialmente quando si poté constatare un lento, ma continuo e graduale
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