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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
(7-9-1913) [Inizio Voce]problemi della moderna scienza. Cattolicissima nel più vasto senso della parola, non transigeva nei suoi principii cristiani, nella sua fede sincera, illuminata, ma ogni suo giudizio era clemente, giusto, ogni sua parola franca, sincera, ma senza malumore, senza malintesi. Non ebbe la gioia di essere madre, ma di affetto materno amò la sua diletta nipote, la nobile, la carissima Sig. Cecilia, sposa idolatrata del cav. Orazio Coppa-Zuccari, che ebbe per l'amata zia più che affetto adorazione e seppe con le inaudite e molteplici premure renderle menò amara la lunga malattia, meno fastidiose le lunghe sofferenze. Mirabile esempio di amore e di pietà figliale! L'ultimo pensiero della povera Contessa fu per la famigliuola dell'amata Cecilia che aveva rallegrato la ricca magione e l'età senile del Conte Zacchei inconsolabile a tanta sventura. E quando sorgerà l'Ospedale in quell'area donata dal Conte per suggerimento anche dell'amata compagna della sua vita, oh molte, infinite saranno le benedizioni alla memoria della buona Contessa, il cui spirito aleggerà ancora d'intorno benedicendo e beneficando e così la donna gentile rivivrà ancora e il nome suo sarà legato ad un'opera santa, umanitaria. La memoria pia e dolce dei ricordi è l'unico retaggio al nostro cuore, è l'unico omaggio che a noi rimane verso coloro che furono: accetta il povero fiore del ricordo che anch'io commossa depongo su la tua tomba lagrimata e cara. Non potrò rivedere senza commozione quella villa Anna di Castellamare Adriatico... ove ti vidi l'ultima volta. Era la stagione radiosa e tu passeggiavi vicino al mare profumato dalle alghe marine e dalla poesia dell'ora. Avevi al tuo fianco un'altra poesia fragrante, viva, palpitante. Le creature della tua Cecilia, belle come fiori e che mi mostravi, orgogliosa
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