[Elenco dei Nomi]

(...segue) Cervini Ricciardo
avvocato, tenente, Zona di guerra (22-8-1915)

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per subito tornare in moto, si trovò accanto al sottotenente, mentre più infierivano le palle. Il Capitano della Compagnia era già stato ferito gravemente; il sottotenente già ferito leggermente, viene ferito di nuovo leggermente e dà un grido. Il povero Ricciardo, all'improvviso, emette un gemito, ha una contrazione, eppure trova la stoica virtù di soffocare il grido erompente da chi è ferito a morte e mormora al sottotenente: sono ferito, ma non farlo conoscere ai soldati per non impressionarli. Coraggio! Avanti! Trasportato nella barella morì subito. I soldati piangevano tutti». Notizie discordi in più punti, tuttavia uguali e concordanti nella nobiltà dei dettagli avvenuti o suggeriti alla mente dei soldati, dalla bellezza di precedenti atteggiamenti. La sventura avvenne nella notte dal 7 all'8 corrente, sulla prima trincea, o appena avanti ad essa. Il colpo di fucile ruppe il braccio e penetrò nel cuore. La morte fu quasi istantanea e senza dolore. Il volto nobilissimo conservò tutta la sua bella serenità e compostezza. Belle tutte - anche se discordi - le estreme parole! Unanime e profondo il compianto dei soldati, così raro oggi che la vita umana ha perduto ogni valore e si assiste, senza batter ciglio, alle più terribili scene. Mentre parlavamo nei pressi del paesetto pieno di grazia, ai piedi di quelle deliziose colline, terribilissime, che ricordava la dolcezza delle colline picene, ridenti di boschi, di alberi e di ville, rombi formidabili di cannone, sibili stridenti di mitraglia, raffiche di proiettili, colpi rabbiosi di fucili echeggiavano vicinissimi. Innumerevoli feriti erano trasportati e due cadaveri sepolti. Ricciardo non poteva avere - caduto da eroe per la patria - più bella ed eroica sepoltura! Il luogo, i racconti, i ricordi se danno dolore non danno

(segue...)