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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, Atri (29-2-1920) [Inizio Voce]di una lezione di metodo logico e pratico, perchè mai il maestro separava nel suo insegnamento il contenuto morale da quello speculativo. Fu uno di quei maestri di stampo antico, che concepirono l'insegnamento come qualche cosa di superiore all'impiego, come un apostolato di verità e di dottrina, come una disinteressata missione in mezzo alla gioventù. Altri tempi! Altri uomini! Austero in vita, Domenico Bindi è stato rigido anche in morte, avendo voluto un funerale modestissimo e senta pompa di fiori e di cortei. Ma attorno alla sua bara si sono radunati i suoi migliori amici ed ammiratori, che ne hanno accompagnato la salma fino alla tomba, sulla quale fioriranno eternamente la memoria e la gratitudine di quanti lo amarono e lo ebbero maestro. Atri 19 febbraio 1920. (L. Illuminati) — Lo avemmo maestro anche noi in terza ginnasiale, e molto lo amammo, e più l'abbiamo amato di poi, nel segreto del cuore, quando le tempeste della vita ci assalirono. Dobbiamo al suo insegnamento l'animo temprato per i cimenti, dobbiamo a lui l'amore al lavoro, dobbiamo a lui questa sete di verità, questa insofferenza di prepotere, questo sdegno per ogni cosa vile! Austero e sapiente il Maestro caro, a cui il nostro pensiero ritornerà ancora e sempre grato, benedicente! La commemorazione, che di Lui oggi fa Luigi Illuminati, è l'eco, magistralmente raccolta, del sentimento di mille uomini - ahimè non più giovani - che appresero da Domenico Bindi interezza, carattere, ché Egli, come pochi, fu veramente integro ed uguale. Con commosso affetto baciamo la mano, fatta diaccia, del Maestro buono, e spargiamo di fiori il breve rettangolo di terra che le spoglie di Lui ha accolte. (T. B. Stoppa)
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