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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, direttore d'istituto, Teramo (1-2-1926) [Inizio Voce]cinquantadue anni, oltre mezzo secolo, nella scuola, come insegnante, come direttore. Ed una direzione assunta in momenti difficili, quando tutto era da rifare. Le nostre scuole primarie uscivano allora allora dalle mani dei buoni missionari delle Scuole Cristiane, i quali molto di bene anch'essi avevano fatto, nel breve tempo che durarono, dal 1857 al 1860. Ma i loro metodi non erano più in rispondenza alle esigenze nuove. La sorte volle che qui a Teramo il delicato compito della ricostruzione nazionale della scuola, dopo i primi generosi sforzi fatti dal teramano Berardo Pistilli, fosse affidato nel 1875 a Luigi Mancini, ad un aquilano d'Aielli, venuto con fraterno cuore d'abruzzese ad insegnare nelle nostre scuole nel 1869, a soli diciannove anni. Allievo della R. Scuola Normale di Aquila, dove aveva date ottime prove di studio e di disciplina, era giovine di idee moderne, ma nello stesso tempo di animo pio. Sotto la sua sagace direzione il buono che s'era ereditato dal passato fu opportunamente conservato, di guisa che la nostra scuola elementare riuscì un campo sereno e fecondo di lavoro e di civiltà. Una scuola che i nuovi tempi hanno trovata in perfetta armonia col rinnovamento spirituale dell' Italia nuova. Tale il frutto d'un lavoro tacito ed oscuro, spesso anche ignorato o misconosciuto, che doveva fiaccare quella tempra robusta. Ma Egli non abbandonò il campo che quando le forze più non lo sorressero. E passò tristemente, or sono poco più che tre anni, dal lavoro all'infermità. Quanto simile il suo doloroso destino a quello di un altro lavoratore della scuola che io non potrei nominare in questo momento senza prorompere in lagrime! Vi sono, o signori, degli uomini che, nati e vissuti pel lavoro, quando se ne devono distaccare, perdono ogni gioia e non trovano
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