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      quale si contentava trovarsici et era uno delli capi", aggiungendo ch'un giorno del mese di Maggio il detto Giulio steva in camera d'esso fra Tomaso, et dicea male del Capitano di Stilo ch'era spagnolo, et in questo il vento fe cascare in terra il ritratto del Rè nostro Sig.re, et detto Clerico Giulio uscendo la porta l'incontrò innanti, et lo calpestrò, dicendo, mira à che stamo soggetti, à uno sbarbato, Re dell'uccelli". Fu dunque il vento che fece cadere il ritratto del Re, e Giulio l'incontrò innanti e così ebbe a calpestarlo, non già che lo prese e se lo pose sotto i piedi, secondochè il Campanella medesimo avea dichiarato in Calabria: non è dubbio qui che il risentimento con Giulio Contestabile si era calmato, e il fatto di lui veniva attenuato; invece col Pizzoni, col Lauriana e col Petrolo, il risentimento era vivissimo, e i fatti occorsi con loro venivano aspramente asserti.
      Da' suddetti brani, i soli che ne rimangono e così trivialmente redatti, possiamo rilevare che la confessione orale in tortura non suggellava soltanto la dichiarazione scritta, ma faceva anche emergere manifesto il disegno del Campanella di rendere il paese indipendente da Spagna e costituirlo in repubblica, essendone autore non altri che lui, ed avendolo ad istanza di lui accettato diversi frati che doveano d'accordo predicarlo, come pure diversi laici, specialmente fuorusciti, che doveano con le armi per lo meno sostenerlo. Vero è che tale disegno presentavasi subordinato alla condizione di future rivolte e mutazioni; ma questo importava poco, non potendosi ammettere nemmeno con riserva l'apostolato per una forma di Governo diversa da quella costituita, e tanto meno il preparativo dell'azione rappresentato dalle ricerche e concerti di persone che doveano promuovere quella forma di Governo con la parola e con le armi.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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