Dello stile di Teofane ho dato esempio negli squarci che precedono. Non parmi carico di ornamenti quanto portava il gusto grosso di quei tempi. Anzi, in generale, la narrazione dei fatti semplice, tersa, impaziente, mi torna a mente il Maurolico, vivuto otto secoli appresso, nato com'e' pare della stessa buona schiatta greca del Valdemone; ma l'oratore sacro di Taormina non potea sempre mantener la sobrietà del geometra e storiografo messinese. Suole intessere le prediche con bel metodo. Dopo breve e leggiadro esordio pone il testo del vangelo; lo spiega nitidamente, e con saviezza rara a quei tempi sviluppa i principii morali più volentieri che sprofondarsi in astrazioni teologiche. Guardinsi dunque le opere di Teofane da qualunque lato si voglia, si dovran tenere come uno dei migliori esempii della eloquenza sacra appo i Greci dei bassi tempi(915). Lascio ad altri a indagare se appartenga a Teofane un trattato didattico che si trova manoscritto a Torino; e chi sia l'autore delle altre omelie diverse che possiede, anco manoscritte, la Biblioteca di Vienna col nome di Giovanni Cerameo(916).
Nel medesimo tempo altri Siciliani coglieano palme a lor modo, gittandosi, a Costantinopoli, nel centro della mischia contro gl'Iconoclasti. Primeggiò tra loro San Metodio, nato a Siracusa di cospicua famiglia; avviato agli studii di grammatica, storia e rettorica; mandato giovane a corte: ma l'ebbe a noia; e, persuaso da un frate, vestì la cocolla, dato prima ogni suo avere per amor di Dio ai poverelli.
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