Raccontava come gli veniva, come scriveva a Minni od al piccolo Guglielmo, quand'era lontano; ed anche quelle letterine, al pari delle novelle, sono veri capolavori: "Di' a Guglielmo che quella mosca, alla quale ho tentato di allungare una manata, non voleva se non vedere un momentino com'era fatto, e nient'altro. Me l'ha giurato lei; e dice che può dare la prova ch'era la mano di Guglielmo, - era così sudicia!... Anzi, nel volar via, ha veduto persino le unghie piene di terra. A chi ho da credere? alla mosca o a Guglielmo? Digli poi che quella mosca era una principessa con le ali, e che suo padre vive ancora e regna sulle rose..."
Così pure, istintivamente, senz'alcuna pretensione didattica, trovava sempre il modo migliore per insegnare ai bambini tutto quel che voleva. Basti citare l'esempio del piccolo Tuk, di cui la novella prettamente danese non fu inserita a caso nella presente raccolta. Se anche da noi si insegnasse la geografia, nei primi anni, col metodo usato nei sogni del piccolo Tuk, valendoci, in vive pitture, dei particolari più curiosi, delle leggende, delle somiglianze di nomi, persino dei modi di dire familiari al nostro popolo, - se ci si persuadesse, in somma, che non s'impara se non quando ci si diverte, o, almeno, che non s'impara durevolmente se non così, la comune degli Italiani non meriterebbe più tanto il noto rimprovero "di non sapere la geografia."
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Nel 1835, a Natale, fu messo per la prima volta in vendita, al tenue prezzo di cinquanta centesimi, un piccolo libro di strenna che conteneva le quattro prime novelle dell'Andersen: L'acciarino, Cecchino e Ceccone (Lille Claus og Store Claus), La principessina sul pisello, e I fiori della piccola Ida.
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