È un buon partito, e tu lo sposerai. Nemmeno la Regina ha una pelliccia di velluto nero come l'ha lui; e nella sua cucina e nelle cantine c'è d'ogni ben di Dio. Ringrazia il Signore, piuttosto, della fortuna che ti è toccata."
E così giunse il giorno delle nozze. Il talpone era già venuto a prender Pollicina, ed essa doveva andar a vivere con lui, giù giù sotto terra, senza poter mai uscire alla luce del sole, perchè il sole a lui non piaceva. La povera piccolina era disperata: doveva dire addio per sempre al bel sole, cui il topo di campo, almeno, le aveva concesso di guardare ogni tanto, dalla soglia dell'uscio.
Addio, bel sole mio!
- disse, e tese le braccia verso il cielo; poi si allontanò di qualche passo dalla casa del topo, perchè ora le pannocchie erano colte, e non rimanevano più nel campo che i fusti secchi. - "Addio!" ripetè ancora una volta, e buttò le braccia intorno alla corolla d'un fiorellino rosso, l'unico che ancora rimanesse nel campo: - "E tu salutami la mia cara rondinetta, se la rivedi."
Videvit! Videvit!
- sentì a un tratto sopra il suo capo. Guardò su: era la rondinella, che per l'appunto passava di lì a volo. Quando scorse Pollicina, fu tutta contenta; e Pollicina le raccontò come fosse disperata, perchè le toccava prendere per marito quel brutto talpone, e andare a vivere sotto terra, dove non riluce mai sole. E non poteva rattenere il pianto.
L'inverno è vicino,
- disse la rondine: "ed io sto per prendere il volo verso i paesi caldi: vuoi venire con me? Ti metterai sul mio dorso, e voleremo lontano dal brutto talpone e dal suo buio palazzo, via di qui, via di qui, nei paesi caldi, di là dai monti, dove il sole è più ardente, via di qui, dov'è sempre estate, via di qui, dove ci sono sempre fiori.
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Regina Dio Pollicina Pollicina Pollicina
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