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      To' la balestra; piglia il mio posto alla vedetta; in due salti son là, e se occorrono altri ragguagli, il marchese ti farà chiamare. -
      Il Maso fu scavalcato, così, alla sprovvista, e non s'addiede del tiro che allorquando fu in terra. Borbottò un poco, sicuramente, poichè l'atto gli parve mancino; ma in fondo in fondo, non si poteva negare che nei sospetti di mastro Bernardo ci fosse una parte di vero, e si chetò, da quel ragazzo dabbene ch'egli era. Al postutto, i suoi sopraccapi per quel giorno li aveva avuti, e mentre egli ci guadagnava un'ora di riposo, il suo vecchio principale, andando al castello, non poteva mica tacere la fonte delle sue preziose notizie.
      Perciò non disse altro, e, presa l'arma dalle mani di mastro Bernardo, e datogli senza troppo corruccio il buon giorno, s'inerpicò sulla beltresca.
      Mastro Bernardo, dal canto suo, grave nel portamento come ogni uomo che ci abbia le grandi cose in testa, s'avviò verso il castello.
      Vi giunse, distribuendo in giro un saluto di protezione alle scolte, e commise la sua gravità sul ponte levatoio che cavalcava il fosso, in cospetto di due barbacani, muniti di feritoie, che proteggevano la porta, sfondata nel muro di fronte, in mezzo a due delle quattro torri che già i lettori conoscono. Varcata la soglia e l'androne, dove gli parve che i suoi passi rimbombassero meglio di prima, entrò sotto la saracinesca, altra porta piombante che difendeva l'ingresso del castello, e finalmente pose il piede nelle scale, salutato da tutti i soldati di guardia, che lo conoscevano come un vecchio camerata, ma che dovevano (così gli bisbigliava la sua ambizione) vedere in lui un pezzo più grosso del solito.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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