Lo scompiglio che si vedeva per la camera, gli dava sospetto bensì d'una fuga; ma da dove poteva esser fuggito il nemico?
Uno de' suoi soldati, tornando dall'anticamera, gli disse dell'inferriata rotta e delle lenzuola ancora sospese al davanzale,
- Ah, ah! - sclamò egli, - Il merlo è volato via. Ma la gabbia è nostra; questo è l'essenziale. -
E pensava, così dicendo, ai trecento scudi d'oro del sole che gli fruttava l'impresa,
Un alto fragore di combattenti, dall'altra parte dei castello, venne in quel punto a rompergli il filo dello sue meditazioni e a distoglierlo altresì dal pensiero di mandar gente sull'orme del fuggitivo.
Che c'era egli di nuovo? Laggiù si picchiavano di santa ragione. Ma d'onde erano sbucati i nemici? San San Giorgio e Carretto! San Giorgio e Fregoso! Eran questa le grida che cozzavano insieme, come le mazze e le spade, facendo un chiasso indiavolato.
- Vi pigli un canchero! - brontolò Giovanni di Trezzo. - Il premio sarebbe ancora in sospeso?... -
E lasciata la marchesana del Carretto in custodia a due uomini, corse colla sua gente dall'altra parte del castello, donde gli era giunto all'orecchio il fragor della pugna.
CAPITOLO XV.
Qui si racconta delle valentie di due sozi, i quali non erano Teseo a Piritoo.
Non credano i lettori benevoli che l'autore, avendo nel capitolo precedente chiamata madonna Nicolosina l'Elena di Castel Gavone, voglia venire in quest'altro a nuovi riscontri mitologici. Egli ha per contro già, confessato nel titolo che i due sozi di cui parlerà non erano da mettersi a paragone con Teseo e Piritoo, que' due famosi rapitori di donne.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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San Giorgio Carretto Giorgio Fregoso Giovanni Trezzo Carretto Teseo Piritoo Nicolosina Elena Castel Gavone Teseo Piritoo
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