E per non indugiarci pių oltre, facciamo ritorno alle due donne, rimaste cosė sbigottite al primo indizio della scalata e dello spandersi dei nemici entro le mura del castello Gavone. Vedremo pių tardi Don Giovanni di Trezzo e sapremo che diavol fosse quell'altro tafferuglio che lo faceva accorrere con tanta fretta verso le scale.
Madonna Nicolosina, fortemente turbata, era corsa a rifugio nella cameretta di Gilda. Modesta e linda cameretta, giā cosė lieta dimora di colei che chiamavano la pių bella ragazza del Finaro, dopo la figliuola del marchese, che era per le grazie della persona e per l'altezza dei natali celebrata bellissima! Pochi e semplici in quel breve spazio gli arredi; un forziere di noce intagliato a rabeschi, nel quale la fanciulla custodiva le cose sue; una scranna, uno specchio alla parete, una lampada sospesa, un letticciuolo, un inginocchiatoio, su cui stava un picciol vaso di maiolica, con entro un mazzolino di fiori, davanti ad un trittico d'avorio, nella cui tavoletta di mezzo era dipinta la Vergine, e sulle altre due santa Caterina e san Biagio, patroni del Borgo. Una volta (e non era corso gran tempo) in quel vaso erano i fiori freschi ogni dė, anche nel cuor dell'inverno; chč ogni stagione, in questi lidi benedetti dal cielo, ne porta. Ma, da parecchie settimane, quel culto gentile era stato posto in oblėo, nč pių i fiori erano stati cambiati dinanzi alle immagini dei santi. Sfioriva nel rimorso e nel dubbio la povera Gilda; diseccavano i vecchi fiori dimenticati nel vaso.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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