Or vedasi se Carlo Alberto può accusare Milano di complicità, accusare una cittadinanza a cui egli medesimo ha procurato tanti patimenti e tanta sventura?
A migliaia, specialmente dall'alta Lombardia, dal Lago Maggiore, dal Lago di Como, dalle Valli Subalpine, dalla Brianza, dai Distretti di Luino e di Varese accorrevano sopra Milano gli armati della leva in massa; ma, si tosto il fatale annunzio della capitolazione si sparse nella campagna, quelle generose bande si sono, fremendo, disperse. È certamente al dissotto del vero l'affermare che ben cinquantamila armati erano in cammino per piombare sopra Milano, di cui la maggior parte erano già alla distanza di poche miglia dalla città. Anche il generale Garibaldi con cinque mila uomini e due cannoni era già vicino a Monza, quando gli giunse la notizia della capitolazione.
Notisi poi che ad alcuni Comitati, nei due giorni antecedenti, era stato contromandato l'ordine della leva in massa, e ciò certo contro le istruzioni del Comitato di Pubblica Difesa; contr'ordine di cui si ignorano completamente e l'origine e lo scopo.
Molti pensano che il sacrifizio di Milano, anzi di tutto il territorio Lombardo-Veneto e dei Ducati, sia stato concertato dal Re e dai suoi cortigiani subito dopo la sconfitta di Sommacampagna e Custoza., e che quindi la ritirata sopra Milano non sia stato che un mezzo per attuare tale turpissima combinazione.
Che che ne sia stato detto, oramai, dopo che sono venute in luce le ritrosie del Re e della sua Camarilla Gesuitica intorno all'intervenzione francese, perfino nei momenti in cui le infelici sorti delle armi italiane la reclamavano altamente, urgentemente, appare ben chiaro, che quando Milano inaugurò colla propria liberazione la guerra della indipendenza, il Re Carlo Alberto intervenne col suo esercito nella lotta, non già soltanto per volersi fare esso ed i suoi figli i campioni della causa d'Italia, ma principalmente per impedire che nelle Provincie Lombardo-Venete si inalberasse la bandiera repubblicana, e non venisse addomandato il soccorso dei Francesi, che avrebbero invincibilmente piantata nel paese quella bandiera.
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