Il Chiarini ne ha indovinato, parmi, qualcosa (pag. XXX della prefazione); egli, spero, non intralascerà gli studi sul Foscolo, e vorrà procurare un'edizione critica dell'Ortis con raffronti e richiami alla edizione bolognese lasciata a mezzo e poi rifiutata: allora vedrà se in quel romanzo, come a me pare, si possa distinguere o scernere due o tre elementi diversi, due o tre diversi momenti di concezione e di elaborazione. Torniamo ai canti elegiaci. Di quelli in isciolti già enumerati nell'indice non se ne sa nulla; ma resta inedito uno composto del '95 in morte del padre, e fu stampato nel '97 un canto al sole.
In tutte coteste o meditazioni o elegie o poesie intime, sciolte e rimate, che sopravanzano, spasseggia assai vistosamente la gufaggine sepolcrale di Young.
Nell'elegia per Amaritte:
Triste è cosí de' morti la campagnaAllor che Young fra l'ombre della notte
Sul fato di Narcisa egro si lagna;
E al suon di sue querele alte interrotteSilenzio oscurità s'alzan turbati
Dal ferreo sonno di lor ampie grotte.
E nelle Rimembranze:
Era l'istante che su squallid'urneScapigliata la misera Eloisa
Invocava le afflitte ombre notturne,
E sul libro del duolo n'stava incisaEternitade e morte a lamentarsi
Veniva Young sul corpo di Narcisa.
Peggio negli sciolti al sole:
Dal fondoD'una caverna i fremiti e la guerra
Degli elementi udii. Morte su l'antroMi s'affacciò gigante; ed io la vidi
Ritta: crollò la testa e di naturaL'esterminio additommi.
Truffaldinata che ha l'antecedente nell'Entusiasmo malinconico del Monti.
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