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      Che questo sia: o che la vita affattoVi lascerò, o che sarà ella mia.
      Din.
      Figliuol, non si dee l'uom cosí fermareNe la sua voglia, che non dia anche orecchio
      A buoni et amorevoli consigliChe gli mostrino il meglio. È molto saggio
      Montano, e per la lunga esperïenzaVede in ciò quel che tu, che appannato hai
      Da questo tuo sfrenato desiderio
      (Egli m'è forza ch'io ti dichi il vero),
      Non puoi veder. Dimmi, ti prego, dimmiChe contentezza speri tu di avere
      Con Irinda se tua ben divenisse,
      Togliendoti ella contra voglia sua?
      Vïaste, i' vo' che sappi che a faticaStan bene insieme quelle mogli e quelli
      Mariti che si son concordementeInsiem congiunti, non che quei che contra
      Loro voglia si son congiunti insieme:
      Se tua... a questo modo Irinda,
      Avresti teco una perpetua croce.
      Però farai gran senno a non volereCercar di teco avere un mal continuo,
      Che te con la tua greggia infermi in guisaChe disperato allor tu te [ne] moia.
      Via.
      Io vo' piú tosto stare in guerra sempreCon lei, che con qualunque altra in diletto:
      Sia ella pur mia, io la farò ben fareCiò che mi sarà a grado. Din. E che ti pensi?
      Che, se tu vorrai star sempre in angosciaE tormentar quella leggiadra ninfa
      Che non men cara mi è che se mia figliaElla si fosse, comportar io voglia
      Ch'ella, Vïaste, tua moglie divengaPer non aver mai bene? Tu t'inganni,
      Vïaste, se ciò pensi: però poniL'animo tuo in riposo, e pensa, pensa
      Piú tosto che cotesta ogn'altra cosa.
      Sono introdotti i matrimoni a...
      De gli uomini, Vïaste, non perché essiPortino seco gara, odio e rancore.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuè Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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