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      Se fate strepito siete morto, gli disse il veneziano: ascoltatemi, e fate subito quello che vi ordino di fare, perché ho fretta, e badate a non mentire, poiché la vostra vita me la pagherebbe. Appena dette queste parole a quell'uomo che non battea palpebra, gli presentò la sua gazzetta, e mostrandogli l'articolo di Varsavia gli ordinò di leggerglielo chiaramente. Appena gettativi gli occhi sopra, egli volea parlare, ma il veneziano, levando la canna, leggi, dissegli, e non parlar poi che per rispondermi il vero, se vuoi che ti conceda la vita. Egli lesse tutto l'articolo, ma con voce sì curiosamente ora tremante, ora languente, ed ora sospirosa, che il buon veneziano si sentì tutto ad un tratto colto da un sentimento di pietà, e da un tal prurito di ridere, ch'ebbe bisogno di tutta la sua forza per ritenerne lo scoppio. Finito ch'egli ebbe di leggere, il veneziano gli disse: mostrami da qual fonte hai preso questa storia, e sappi ch'io son l'uomo che con questa gazzetta tu infamasti. Egli gittossi allora ginocchione, e, chiamandosi incauto, disse che egli avea tratto l'articolo da una lettera di Varsavia: se questa lettera, gli rispose l'altro, non si trova per tua mala sorte in questa stanza, tu sei morto, e gli presentò al petto la pistola: sì, signore, egli soggiunse, cadendo a braccia aperte, debb'esser qui in questa stanza, e m'impegno di trovarvela subito. Presto trovala. Egli levossi, e si mise, standogli il veneziano a fianco, a cercare e scartabellare pacchetti in una scansia, ma tutto ad un tratto divenne pallido, andò in sudore, e si lasciò cader sopra una sedia.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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