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      Il veneziano trovossi allora in un fastidioso imbroglio e quasi pentito, ma resistette ed aspettò senza parlare che quel misero si riavesse. Si riebbe, ritrovò la lettera, il veneziano la lesse, non riconobbe né nome, né carattere, se la mise in tasca, e poi ordinò al gazzettiere di scrivere sotto la sua dettatura un articolo, che si fece promettere, (e gli mantenne parola) di porlo tal quale nella sua prima gazzetta. Fatto questo, gliela fece copiare, e ritenne per sé la duplicata. Ordinogli poi di andar seco, e non gli permise di andar a prendersi un ferrajuolo, che disse di aver in un'altra stanza, per ripararsi da una pioggia che cadea dirotta. Si fece da lui condurre alla sua sedia da posta, e dopo avergli detto di guardar bene dal non meritarsi una seconda visita, gli regalò due luigi, e così fu terminata questa scena. Il gazzettiere fu puntuale, ma il veneziano non rimase appieno soddisfatto, poiché non poté mai sapere chi sia stato colui che con quel nome a tutti ignoto scrisse quelle bugie. Il gazzettiere meritava d'essere ben bastonato, nulla per altro se non perché credea che l'ostensione di quella lettera bastasse a dichiararlo innocente; ma il veneziano è bravo per ruminar vendette, debole poi quando si viene al punto di eseguirle, poiché per sua buona sorte è sottoposto al sentimento di pietà, sentimento eroico, che è gran peccato, che quando il pensatore l'esamina, lo scorga procedente da debolezza d'animo. Oggi poi quest'uomo è divenuto tale, che non v'è avversità per lui sopra la terra capace di alterarlo che per brevi istanti.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65