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      La polizia, poco dianzi così sospettosa, cominciò dunque a non turbarsi più che tanto; vedeva e lasciava fare; si frammetteva nelle dimostrazioni solo quando si voleva perchè non prendessero aspetto sedizioso, mirando essa a screditare i magistrati civili, e a palesare l'insufficienza dei provedimenti ordinarii dei tempi di pace. Pertanto, da due parti opposte, si spingeva a sproporzionato cimento questo popolo senza esercito e senz'armi; da due parti gli aveva posto assedio lo spirito del male.
      Deliberati di precorrere li eventi e di contrastare ad ogni costo al risurgimento dell'italica nazionalità, gli Austriaci, in luglio 1847, avevano machinato in Roma una congiura di sicarii; e per darle ansa, avevano improvisamente occupato la città di Ferrara. Ma il colpo in Roma era fallito; e le mosse militari avevano messo in armi la Romagna, e scossa la Lombardia. Li Austriaci fecero venir tosto in Italia altri soldati, volendo combattere, come hanno sempre fatto, prima che l'Italia avesse tempo di ordinare la sua milizia, eziandío affinchè li effetti del disordine militare apparissero atti di codardia.
      Nello stesso tempo il contegno dell'esercito imperiale si mutò stranamente. Servo della disciplina, vuoto d'ogni pensiero e d'ogni volontà, non aveva partecipato mai alle insolenze dei satelliti della polizia; le città si avvedevano appena della presenza di quelli stupidi soldati. Ma dal momento che cominciarono per noi le dimostrazioni, l'esercito si affratellò alli sgherri, e adeguolli d'acerbità, non ricordandosi che solo la servile sua disciplina lo aveva fatto tolerare in paese per tanti anni.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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