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      Vedi in questa stanzaccia quattro altri sacconi ravvicinati e su di essi cinque uomini, uno di questi affatto nudo; i suoi abiti penzolano dalla parete e consistono in una camicia e in un paio di calzoni. Dalla prima alla seconda stanza s'accede per un'apertura non munita di uscio; anche qui pareti sgretolate e umide; trave che divide in due campi il soffitto; correnti, correntini, una scala a piuoli, attaccata lungo la parete; dei cesti sulla soffitta un'accetta, una falce, dei cenci distesi sopra una corda, ecco l'aspetto della stanza. Una finestruola semi-aperta lascia penetrare un filo d'aria che alita sulla fronte di due donne di mezza età che dormono, sopra un lettuccio posto sotto la finestra; la padrona della locanda giace in un letto vicino alla parete, che divide la seconda dalla prima stanza; essa s'è rizzata a sedere sul letto, ha nelle mani un candelliere di legno contenente un moccolo di sego acceso, augura la buona notte alle mie guide, che tosto riconosce ed alle quali dice che nulla v'è di nuovo, cioè degno di essere notato.
      Tuttavia diamo uno sguardo alle undici persone che là dentro dormono: sola cosa che merita d'essere osservata è una famiglia di saltimbanchi. Sopra una tavola giaciono un uomo e una donna, e al di sotto della tavola, stesi sopra un po' di paglia, un ragazzino ed una ragazzina. I due piccini sono vestiti di maglia incarnatina con nastri di lustrini; sono belli, dormono tranquilli, hanno un non so che di angelico che fa uno strano contrasto colla luridezza e col laidume circostanti.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124