La dialettica incomincia dal dirti che tu hai due specie di cognizioni, perché hai due specie di idee: talune ti vengon dai sensi, e noi le sogliamo chiamar "sensibili"; altre si formano in te stesso, e si chiamano "intellettuali". In queste tutto è vero, perché la cosa non è che la stessa tua idea, e non vi è tra la cosa e te un simulacro di cui ti sia permesso dubitare. Tutto in queste idee deve esser vero, perché, non essendo a noi permesso di passar piú innanzi, se il vero ivi non istesse, non potrebbe stare altrove. Tu vedi un ritratto, e puoi dir: - Chi sa se rassomigli all'originale? - Ma, se tu vedi l'originale, non puoi dire: - Chi sa se rassomigli a se stesso? -
I nostri hanno ricercata l'origine di tali idee. Ti potrei mostrar molti volumi scritti sopra tal quistione. Taluni credono che noi queste idee non l'abbiamo, ma che le formiamo noi stessi da quelle che ci vengon da' sensi(72). Altri, che le nostre menti le aveano prima di esser rinchiuse nel corpo, e che il formarle altro non sia che riprodurle(73). Altri, finalmente, credono che tali idee dipendano da una forma intrinseca della mente nostra. E queste due ultime opinioni, che poco o nulla differiscono, sono le piú comuni tra li filosofi nostri. Io credo che in tal quistione non si saprá mai nulla di certo.
- E perché? - dimandai io.
Ed egli: - Perché la sola veritá che abbiamo è in noi.
Fuori di noi non vi è veritá nessuna. Il tuo occhio vede. Finché ti contenti di dire solamente: - Io vedo, - tu dici il vero. Ma tu vuoi dire anche di piú; tu dici: - Esiste ciò che io vedo, ed è quale io lo vedo.
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