Rifaceva il cammino del frutice e sdrucciolava di nuovo. Quest’inutili sforzi li vidi ripetere dalla formica, con costanza degna di miglior esito, ben 6 o 7 volte di seguito; fin che di là mi partii. Nello stesso tempo i nettarii così delle foglie che delle infiorescenze erano visitati con grande alacrità da molti individui di Polistes gallica, i quali, sostenuti essendo dalle ali, non erano soggetti all’inconveniente dello sdrucciolare. Qualche anno dopo, pubblicando le mie osservazioni intorno ai nettarii estranuziali (Ulteriori osservaz. ecc., p. II, fasc. II, 1874-75, e Rapporti tra ins. e nett. estran., 1874), mi credetti legittimato a concludere che i nettarii estranuziali di Ricinus erano indetti alle vespe, negati alle formiche.
Ma dies diem docet. Qualche tempo dopo, datasi occasione di osservare altre piante di Ricinus, rilevai non senza sorpresa che le medesime erano invase da una grande quantità di formiche, le quali tanto in ascendere come in discendere si movevano liberamente per tutto il corpo di dette piante. Non mi sapeva rendere ragione della differenza e della contraddizione che passava tra le prime e le seconde osservazioni. Pensai che forse tale divario era dovuto a diversità specifica delle formiche osservate; ma non mi soddisfaceva gran fatto questa spiegazione. Finalmente nel decorso 1885 ebbi una completa risoluzione della suaccennata contraddizione. Infatti nell’orto botanico di Bologna si trovavano in cultura forse una diecina di piante di Ricinus. Accintomi a studiare nuovamente tale specie sotto il rapporto dei nettarii estranuziali, rilevai subito che le piante suddette appartenevano a due differenti forme, l’una priva di glaucedine, l’altra straordinariamente glauca.
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