L'annunzio dell'armistizio Salasco colpì tutta la Lombardia, e fu inteso con un sentimento d'incredulità, e Garibaldi, anzichè pensare alla ritirata, deliberò di marciare prontamente in soccorso di Milano.
Invano! tutto era finito! L'esercito piemontese in ritirata verso il Ticino, l'esodo dei patriotti e dei proscritti era già incominciato; Radetzky(10) superbo come un conquistatore, passeggiava per le vie di Milano.
Nel frattempo un altro fatto degno di essere ricordato era avvenuto in Bologna.
CAPITOLO VIII.
Sollevazione di Bologna.
Il giorno 8 agosto fin dal mattino, v'erano state provocazioni fra le truppe austriache ed i cittadini. Tra il pro-legato Bianchetti e il generale Velden, era stato convenuto che le truppe austriache non sarebbero stanziate colle armi in città, riservandosi la sola guardia delle Porte di San Felice, Galliera e Maggiore.
Alla Guardia Civica era affidato il servizio della città, e l'onorevole posto della Gran Guardia al Pubblico Palazzo.
Tali patti non vennero mantenuti, e soldati armati erano entrati in città, sfidando e provocando i cittadini; ne seguirono delle risse con ferimento di un ufficiale e di alcuni croati, quindi scorrerie in città di truppe a piede ed a cavallo, entrate da Porta San Felice, ed un corpo di cavalleria alle 9 del mattino, entrato da Porta Maggiore, recavasi ad occupare la piazza.
Fu un fremito generale per la città e gli atti minacciosi degli austriaci non si vollero tollerare. Datone il segno, tutte le campane della città suonarono a stormo, i tamburi della guardia civica batterono a raccolta; gli armati volarono alla difesa; gli inermi, non atterriti dalle minaccie nemiche, si diedero ad erigere barricate.
| |
Salasco Lombardia Garibaldi Milano Ticino Radetzky Milano Bologna Bologna Bianchetti Velden Porte San Felice Galliera Maggiore Guardia Civica Gran Guardia Pubblico Palazzo Porta San Felice Porta Maggiore
|